"Gentile Direttore Feltri, forse rimarrà sorpreso che io Le
scriva, ad essere sincero lo avevo in mente da molto tempo, ma la pressione
della vicenda che mi ha travolto e il massacro mediatico mi hanno messo alle
corde come un pugile che le ha prese di santa ragione.
Ritengo che lei, da bergamasco doc, sia un uomo di sani
principi. Io Direttore, non sono né l' assassino della povera Yara, né il
mostro che i media e i social hanno dipinto. Sono un uomo normale, semplice che
pensava al lavoro e a non far mancare nulla alla propria famiglia.
Arriva quel maledetto giorno che ha sconvolto la mia vita e
quella della mia famiglia, e dei miei cari che oggi mi guardano dal cielo, e
sono convinto che questa vicenda li ha provati moltissimo.
Non voglio entrare in questa lettera nei dettagli, però non
posso fare a meno di dire che il trattamento che la giustizia italiana mi ha
riservato è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa, e mi
riferisco anche a quell' ex ministro dell' Interno incapace, che gridava al
mondo che era stato preso l'assassino di Yara, calpestando la Costituzione.
Poi in carcere a Bergamo, la P.M. e vari responsabili dell'
organo penitenziario, mi pressavano a confessare in continuazione un delitto
proponendomi benefici. Come potevo confessare un delitto che non ho commesso?
La P.M. più volte ha provato a propormi benefici, se erano
così sicuri di aver preso l' assassino, non li proponevano con insistenza, né
benefici e tanto meno facevano produrre filmati manipolati da distribuire ai
media.
Poi, il non far assistere i miei legali alle prove più
importanti dei reperti e del Dna. Grido dall' inizio di ripetere la prova del
Dna e sono sicuro che Le verrebbe ogni ragionevole dubbio.
Perché è stato commesso "UN GRAVE ERRORE
GIUDIZIARIO" (tutto maiuscolo nella lettera, ndr), non sono io
il colpevole, e il codice di procedura penale dice chiaramente all' articolo
533 C.P.P. 1° comma che «il giudice pronuncia sentenza di condanna se l'
imputato risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole
dubbio».
Direttore, La prego di porgermi la Sua mano d' aiuto, non è
giusto essere dipinto un mostro, non è giusto che mi abbiano affibbiato un
ergastolo, non è giusto che venga commesso un errore giudiziario, per l'
incapacità professionale Confido che Lei possa capire cosa ho e sto provando.
Gentile Direttore, La prego di prendere in considerazione la
mia richiesta d' aiuto, restando a sua completa disposizione per ulteriori
chiarimenti. Le porgo i miei più cordiali saluti, sperando di ricevere Sue
notizie.
In fede,
In fede,
Massimo Bossetti"
Una sola domanda: può la giustizia italiana essere amministrata in questo modo? A voi la risposta!
Una sola domanda: può la giustizia italiana essere amministrata in questo modo? A voi la risposta!
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